Dal 1993 l’artista tedesco Günter Demnig ha ideato il progetto delle “pietre di inciampo”, piccoli cubi di pietra che vengono collocati davanti all’ultima abitazione liberamente scelta dalla persona che si vuole ricordare. Su ogni pietra sono incisi pochissimi dati: il nome della persona, la data e il luogo di nascita, il luogo e, quando è nota, la data di morte.
Le pietre di inciampo sono tutte uguali e tutte diverse, perché richiamano altrettante vite, restituiscono identità alle persone deportate nel corso della Seconda guerra mondiale e destinate allo sterminio – come nel caso degli ebrei, dei sinti e dei rom – o rieducati – come nel caso dei deportati politici. Fino ad oggi ne sono state installate in Europa più di 70.000.
Per ora, questo museo diffuso, con il quale fare i conti giorno dopo giorno, si va allargando anche in Italia.